Pina Micucci: E qual è l’etimologia?

 

Stefano Garroni: L’etimologia è ‘ auss’, e un esempio di Entausserung è questo: tu elabori un pensiero, lo scrivi e pubblichi un libro. Il tuo pensiero è passato attraverso questo processo di Entausserung, cioè è fuori di sé, ed è esattamente l’uso che del termine aliénation fa Rousseau quando dice per esempio aliénation della terra, che vuol dire vendere la terra.

Il termine Entfremdung, che Marx anche usa, viene da fremd, che vuol dire straniero e nemico, per esempio io mi trovo in un luogo ostile, che non conosco, che non domino: questo è fremd, quindi l’alienazione in quanto Entfremdung è esattamente la situazione - a cui lui faceva riferimento prima - della religione per esempio, cioè dell’uomo che crea dio, crea un mondo celeste, crea delle potenze celesti che poi diventano un sistema di dominio su di lui. Oppure l’uomo che crea il modo di produzione capitalistico, un complesso di leggi economiche che diventano un dominio su di lui, oppure uno Stato operaio che si organizza e – per ragioni storiche determinate – fuoriesce da questo una burocrazia che diventa una burocrazia sugli operai, è un’altra forma di Entfremdung. Quindi l’ Entfremdung significa non semplicemente fuori, ma un fuori ostile. Mi spiego?

Allora, fare questa distinzione è importante anche per mettere in evidenza un altro piccolo trucco contro Hegel: si dice che Hegel è idealista perché considera negativamente l’alienazione. Solo che quando la considera alienazione la chiama Entfremdung. Altre volte usa Entausserung esattamente nello stesso senso in cui usava aliénation Rousseau e in cui Marx parla di Entausserung come passaggio della merce da una mano all’altra.

Allora questo è fondamentale per capire un modo centralissimo, il motivo primo, il principio di base del marxismo, che nasce dalla critica alla religione, dalla critica a quello che Hegel (ma anche Marx) chiama ‘la positività della religione’.

Positività vuol dire: “Questo è posto”, cioè questo c’è, sta qua, io non posso modificarlo, non posso che prendere atto della sua esistenza, questo è frutto di un potere che io non controllo, questo è il positivo, quindi questo è l’estraneo, è il potere che mi schiaccia, è il nemico. La positività della religione consiste in questo: nel trasferimento delle contraddizioni sociali in un mondo celeste e nella santificazione di un ordine sociale in ordine divino.

Non è Marx che inventa queste cose ma c’è una lunghissima tradizione storica che queste cose le dice, e appunto qui può essere utile – e secondo me è utilissimo – che per esempio se facciamo il libretto qualcuno si legga il De natura deorum di Cicerone in cui fa una storia delle teorie sulla religione, e si vede perfettamente come Marx deriva la sua tesi da millenni di riflessioni.

E attenti che un trucco dell’anticomunismo è quello di dire: “La teoria di Marx sulla religione, sullo Stato, sulla politica …”, cioè Marx ha una teoria su tutto. Stalin era contentissimo perché grosso modo l’ha inventata lui una cosa del genere, però non è vero. E ovviamente se io ho una teoria su tutto è più facile che mi sbaglio, è chiaro no?

E si evita invece di mettere al centro quello che sta al centro di Marx, cioè il problema dell’estraneazione, dell’ Entfremdung, il fatto cioè che io sono schiacciato da un complesso di poteri economici, politici, ideologici, che mi rendono servo di qualcosa che io stesso ho prodotto, di qualcosa che è stato prodotto dalla storia stessa, questo è il centro: il resto sono fregnacce che a Marx non interessano. Per esempio: “La teoria marxista della fisica…”, ma non gliene frega niente a Marx di questo. Purtroppo a Engels si, però a Marx non gliene fregava niente: gli interessavano i rapporti sociali di produzione.

E se voi fate attenzione, tutta la nuova sinistra (costruita dai padroni) e c’è ampia documentazione - e anche questa andrebbe curata nel libretto -, è basata su problemi che non sono i rapporti di produzione: si critichi tutto purché non si parli dei rapporti di produzione: “Noi siamo contro tutti gli oppressi, quindi non parliamo degli operai perché sono oppressi come gli altri”.[…]

 

4/7

Stefano Garroni: […]caduto il fascismo si forma in Italia un governo con anche i comunisti. Nel programma di governo c’è il cambiamento della moneta: non più la lira ma una nuova moneta. Perché? Perché durante il fascismo e durante la guerra, molte persone si erano arricchite in modo particolare con il traffico di armi, con la borsa nera ecc. ecc., e allora i compagni comunisti al governo dicevano: “Tagliamo questi profitti cambiando moneta”. Ovviamente la manovra avrebbe avuto senso se fosse stata molto rapida, ma al governo c’erano anche liberali e democristiani che dicevano: “Ma no, un momento, oggi ho da fare… facciamolo domani” ecc. ecc., e alla fine, dopo mesi e mesi in cui addirittura sui giornali si parlava della cosa e quindi era pubblica, vennero fatti gli stampi per la nuova moneta. Fatti questi stampi si può finalmente fare la nuova moneta: gli stampi vengono rubati.

Ecco, questo a me sembra un esempio chiaro del fatto che tu proletariato se non hai in mano lo Stato e la possibilità di controllare gli strumenti dello Stato, non hai nessuna possibilità di vittoria, di conquista, di riforma: hai fatto una grande lotta e hai ottenuto, non so, che le donne che partoriscono non perdono il lavoro e per un anno stanno a casa con il bambino con il salario. Cade l’Unione Sovietica e non c’è più bisogno di trattenere i lavoratori che vadano a finire dai comunisti, cade lo stato sociale, la stessa Svezia diventa un paese dallo sfruttamento inaudito, la donna torna in fabbrica – se ci torna – a part-time ecc. ecc., perché? Perché non c’è il pericolo comunista, perché non c’è la paura che i comunisti possano vincere, perché non c’è un potere politico-militare che dica che il popolo sta male.

Dall’inizio del 68 noi abbiamo visto enormi manifestazioni di studenti, e alla seconda o terza manifestazione la polizia fa una carica terribile, dà un sacco di botte a Piazza Cavour, ma proprio mena da morire. Da quel momento gli studenti comprendono che l’università che è vicino a San Lorenzo – quartiere operaio –, che è bene avere rapporti con questo quartiere, e ogni volta che sente puzza di polizia chiama gli operai, e si comincia a capire che il proletariato non sta tra gli studenti, ma tra il proletariato proprio: la lotta politica è lotta politica, è mors tua vita mea, una classe ha il potere e un’altra no: io voglio toglierti il potere, io voglio confermare il potere.

 

5/7

Stefano Garroni: La cultura della nuova sinistra – c’è un libro ottimo in cui si mostra come i grandi monopoli abbiano utilizzato per anni i grandi centri di ricerca da loro finanziati, per costruire e diffondere la nuova cultura, vale a dire la sostituzione di tutti problemi legati alla lotta di classe con problemi legati ad un fantomatico concetto di libertà intesa come libertà del tutto individuale.

Voi sapete che una frase molto usata in Italia dai giovani è: “L’importante è che mi diverto”. Interrogate un calciatore e vi risponde: “Io ancora mi diverto a giocare”. Oppure: “Quelle canzoni sono bellissime perché suscitano tanti sentimenti, tante passioni”, cioè vedete che la ragione non c’è: “Io mi devo divertire, io devo essere me stesso”, ma io non sono nulla se non all’interno di un processo di formazione, quindi come faccio ad essere me stesso se mi formano le passioni, le emozioni? E la testa?

Bisogna discutere, ma insomma, “questi benedetti medici pretendono di curare il cancro in un certo modo, mentre il dottor Di Bella ha un altro sistema che guarisce, quindi costruiamo” – testuale in televisione – “costruiamo dei soviet di cittadini per sostenere la cura Di Bella”, che tutta la società scientifica internazionale riteneva un imbroglio.

Quest’esaltazione dell’assemblea, dell’intervento diretto, questo è fascismo, non è democrazia, perché è intervento diretto invece della preparazione.

C’è una discussione nella redazione della rivista Sotto le bandiere del marxismo e Trotskij dice qualche cosa. Lenin parla e dice: “Il compagno Trotskij aveva ragione però i problemi di cui si discute sono molto seri: è meglio discuterli in un comitato di esperti”. Questo è serio: più i problemi si fanno seri e più deve essere qualificata la discussione.

Cioè questo è un partito di quadri non di massa, perché è più democratico il partito di quadri: il dirigente deve convincere gente più formata, più esperta, e quindi più difficile da convincere. Nel partito di massa il demagogo vince, è chiaro no?

Allora il Programma di transizione che vuol dire? Lotti per obiettivi di cui sai che non potranno avere una risposta positiva da parte del padrone, ma il padrone dovrà o cercare di distorcerli – quindi di fregarti – oppure di opporsi alla tua lotta facendo scendere in campo forze: nel 68 abbiamo imparato ad un certo punto che la polizia era al servizio dello Stato perché noi facevamo manifestazioni per motivi da tutti ritenuti giusti e ci davano un sacco di botte.

Noi non vogliamo che i fascisti facciano il loro Congresso a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza. Andiamo alla stazione per impedire che partano con il treno: noi pigliamo un sacco di botte e quelli partono.

A Milano ci sarà un incontro internazionale di forza fascista. Voi capite bene che se i compagni organizzeranno qualcosa, ci potrebbe scappare il morto.

Allora uno deve capire che lo Stato capitalistico è diffuso dal luogo di lavoro, ai mass media, al comune, le regioni, il sistema sanitario, le carceri, la chiesa ecc., e deve capire anche molto bene questo: nulla che sia a tutti noto è conosciuto. Tutti sanno che il libro di Lenin sull’imperialismo è ormai superato, ma provate a leggerlo! Siccome tutti sanno che è superato allora non lo si legge, e allora non si legge che Lenin ti ha anticipato il matrimonio tra capitale, delinquenza (o mafia), banche, alti gradi dell’esercito, polizia, e che mai la borghesia si sia accontentata di avere esercito e polizia, ma ha sempre avuto una mano armata ulteriore: gli squadroni della morte, che non sono un’invenzione recente: ne parlava già Trotskij per esempio.

Il Programma transitorio vuol dire che lo Stato è di classe, lo Stato è l’organizzazione più complessa della violenza della classe dominante sulla classe dominata, questo vuol dire, e questo è semplicemente vero, terribilmente vero. Terribilmente, perché vuol dire che la lotta politica è proprio dura, pericolosa.

Noi non ci pensiamo, anche perché abbiamo quel criminale toscano che ha fatto La vita è bella

 


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